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Fabula Orphica

di Giuseppe Genna

di Giuseppe Genna


Regia
Federica Restani

Con
Raffaele Latagliata, Chiara Olivieri, Federica Restani, Daniele Ziglioli.

Coreografie 
Chiara Olivieri – Daniele Ziglioli

Scene 
Paolo Cavinato

Produzione
Ars Creazione e Spettacolo

 

NOTE DI REGIA
Un messaggio per l’uomo moderno sgorga sorgivo dalla più antica tradizione filosofica dell’occidente e parla della vita nella sua essenza più profonda, del rapporto con il corpo, con l’anima e con il divino. Il mito di Orfeo, potremmo dire il primigenio, il più arcaico che la nostra cultura possa ricordare, è senza dubbio il più potente strumento di racconto, perché risorgendo da un passato preistorico, distrugge con la sua breve storia la “religione omerica” dei grandi dei e dell’uomo eroe, per ripristinare la semplice religione dell’essere. Spalanca le porte alla riflessione di Platone e Plotino, riscopre quell’unico filo che unisce le religioni di tutto il mondo. Un mito riscritto dal visionario autore Giuseppe Genna, in una lingua poetica che precede la lingua e dà linfa a questa peculiare performance per corpo e voce, alla riscoperta di un Dio che è all’interno di ognuno di noi e che si attua in ogni istante dell’esistere. Percorso di drammaturgia contemporanea che, fortemente legata alla poesia, sonda nell’insigne tradizione anche narrativa a cui si appella, dalle lamine orfiche, ad Ovidio, alla Commedia dantesca, fino alla poesia contemporanea, per raccontare una catabasi, l’archetipa discesa agli inferi, che si compie qui ed ora davanti e con lo spettatore, grazie al medium teatrale a cui si avvicina. La fusione dei corpi danzanti con le voci recitanti nella messa in scena di questa “rinnovata” Fabula richiama, nel progetto registico, l’inscindibilità nell’esperienza umana della discesa nel profondo del sé, dove risiede l’infero che precede l’angelico, della presenza corporea-fisica con quella intellettiva, entrambe in procinto di risolversi sul margine di qualche cosa che rimane intelligibile: l’intuizione divina. Un autentica navigazione verso il sacro e il divino come ricerca perenne, tensione inesauribile, ritorno all’unica fonte che si compie in scena in una performance dai tratti fantastici.

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